Stamane finalmente, aprendo la finestra, vedo un bel cielo azzurro. Il meteo prevede una bella giornata, solo con qualche annuvolamento nelle ore centrali.
Alle 8 lascio l'albergo e monto in sella. Appena uscito dal centro di Cuneo, scorgo subito il profilo che ieri avevo cercato invano tra le nuvole: quello del Monviso, il re delle Alpi Cozie . I Romani lo chiamavano Mons Vesulus, cioè monte visibile, perché la sua altezza, molto superiore alle cime circostanti, lo rende riconoscibile da grande distanza. A lungo, per questo stesso motivo, fu creduto il monte più alto delle Alpi.
I primi 20 km di strada, fino a Dronero, sono poco piacevoli perché si svolgono su una provinciale abbastanza trafficata.
Dronero è la porta d'ingresso della Valle Maira, in cui mi addentrerò per un buon tratto. Il paese è carino, già con un aspetto da paese di montagna, nonostante l'altezza modesta (circa 600 m). Faccio un passaggio sul suggestivo Ponte del Diavolo, del XV secolo .
La Valle Maira viene spesso citata come esempio di turismo montano sostenibile e non invasivo. Qui infatti hanno deciso di investire sulla valorizzazione dei percorsi escursionistici - e scialpinistici d'inverno - senza impianti di risalita o altre infrastrutture "deturpanti".
La strada procede, con pendenza moderata, attraversando i paesi della bassa valle (Cartignano, S. Damiano Macra e Macra). A mezza valle (1000 m circa) c'è il paese di Stroppo, dove, dopo una sosta bar per integrare la colazione , attacco la salita verso il Colle di Sampeyre. Si tratta di un valico a circa 2300 m che mette in comunicazione la Valle Maira e la Valle Varaita.
Nella pagina di introduzione avevo scritto che il Colle dell'Agnello sarebbe stato il primo valico con la V maiuscola; ma questo non è proprio da meno!! π Sono circa 1350 m di salita con una pendenza media dell'8% e frequenti tratti oltre il 10. Con la bici carica non è proprio una passeggiata!
Però la bellezza dell'ambiente vale la fatica. Lungo la salita si incontrano diversi piccoli paesini - frazioni dei comuni di Stroppo e Elva - abbarbicati sugli erti pendii . Inoltre la vista offre stupendi panorami sulle cime di confine tra Italia e Francia.
Dopo 2h40 di salita raggiungo finalmente il colle . Qui dovrei godere della vista sul Monviso, che si trova proprio di fronte; ma, ahimè, nel frattempo si sono formate delle nuvole che lo nascondono . Pazienza. Spero di riuscire a fotografarlo domattina salendo al Colle dell'Agnello. π€
Inizio la lunga discesa verso Sampeyre (che poi è San Pietro in lingua occitana). A 1800 m trovo un simpatico rifugio con i tavoli all'aperto dove mi fermo a fare pausa pranzo (non di sola strada vive il ciclista π).
Arrivato ai 950 m di Sampeyre valuto cosa fare: potrei fermarmi qui, ma ciò significherebbe che domani avrei 1800 m di salita per arrivare al Colle dell'Agnello. Se proseguo fino a Casteldelfino me ne tolgo 300.
Decido per questa seconda opzione. "Tanto" mi dico, "che ci vuole?". In realtà patisco abbastanza quest'ultimo scampolo di salita, sia per la stanchezza che ormai si fa sentire, sia perché ora fa molto caldo.
Sia come sia, raggiungo Casteldelfino, che, come già mi è capitato nei giorni scorsi, si presenta come un paese morto π. Chiedo a un raro passante se ci sia un posto dove dormire e mi indica un rifugio-albergo in una frazione. Ci vado e, grazie al cielo, hanno posto. Non mi sorrideva molto l'idea di dover salire ancora fino a Pontechianale, il paese successivo! π
Il rifugio peraltro è molto carino, in una vecchia casa in pietra.
Dopo una bella doccia, entro in relax mode π, deciso a non muovere più un muscolo fino a domattina! π