Oggi la tappa in programma è decisamente più breve di ieri e anche con meno dislivello. Ma, in certo modo, è la tappa regina del giro, perché oggi toccherò la "Cima Coppi", ossia il punto più alto di tutto il viaggio: i 2744 m del Colle dell'Agnello.
Alle 8.10 saluto la simpatica proprietaria del rifugio e monto in sella. Purtroppo oggi non c'è un tratto di pianura iniziale per scaldare i muscoli: si parte subito in salita. Ma per fortuna i primi km, fino alla diga di Pontechianale, non sono troppo duri. Segue un tratto in falsopiano, lungo il piccolo lago artificiale e fino al grazioso borgo di Chianale .
Passato quest'ultimo, cominciano i dolori: 😅 un cartello segnala l'inizio "ufficiale" della salita al Colle dell'Agnello, informando che al passo mancano circa 9 km e 900 m di dislivello: quindi una pendenza media del 10%. 😵 Quando poi, dopo un paio di tornanti, appare un'indicazione di pendenza al 14%, cominciano proprio le visioni mistiche. 🤣
A Roma abbiamo l'abbacchio a scottadito, qui hanno l'agnello a spaccagamba. 😂😂
Per fortuna il tempo è bellissimo, ☀️😎 e così, salendo piano piano (in molti punti il contakm mi segna una velocità di 5 all'ora), i km passano e la quota aumenta. Con essa, ovviamente, aumenta anche l'ampiezza del panorama e la bellezza dell'ambiente circostante. Dai 2300 in su si entra in un meraviglioso circo glaciale .
La vetta del Monviso, però, ancora non si vede: è nascosta dalle altre cime in primo piano.
La strada è molto frequentata da ciclisti. La maggior parte ovviamente mi supera; ma io ho la soddisfazione di superarne due con bici superleggere in carbonio... e senza bagagli! 😁
Macchine ne passano abbastanza poche. Invece, com'era prevedibile, passano molti motociclisti. In genere a me danno meno fastidio delle auto... ma qui sembra che alcuni abbiano scambiato la strada per un circuito da moto GP. 😡
Comunque alle 11.40, dopo 3h30 dalla partenza, raggiungo finalmente la "vetta" .
Da qui riesco finalmente a fotografare il Monviso , che le inevitabili nuvole non hanno ancora coperto del tutto.
Dopo le foto di rito, mi lancio nell'entusiasmante discesa sul versante francese. La strada è tenuta benissimo e c'è ancora meno traffico che sul lato italiano.
A metà discesa incontro un simpatico mini-bistrot con i tavolini al sole , e mi fermo per una pausa ristoratrice. Poi proseguo fino in fondo alla discesa, nel piccolo borgo di Château-Ville-Vieille.
Qui devo decidere cosa fare: sono le 13.30, quindi potrei pedalare ancora. Però fare anche l'Izoard oggi sarebbe troppo. Inoltre, a pochi km da qui c'è un'antica fortezza che mi piacerebbe visitare.
Perciò, dato che attraversando il paesino ho visto un abergo-ristorante che mi sembra carino , decido di tagliare la testa al toro e chiedere se hanno posto.
Ce l'hanno; quindi prendo possesso della camera e poi riesco subito per andare a visitare Fort Queyras.
Si tratta di un castello posto su uno sperone di roccia , costruito a scopo difensivo nel Medioevo e più volte ampliato nei secoli successivi . L'aspetto attuale si deve agli interventi di fine '600 del grande ingegnere militare Vauban. La struttura è stata utilizzata con finalità militari fino agli anni 40 del '900.
L'albergo dove ho preso alloggio è carino e confortevole, ma molto vecchio stile. Anche a cena, il cibo è buono e curato, ma la sala ha un aspetto da pensione d'altri tempi. Mi fa venire in mente la pensione delle Vacanze di Monsieur Hulot. Da un momento all'altro mi aspetto di vedere la porta aprirsi ed entrare Jacques Tati con il suo cappello e la sua pipa... 😄