Oggi si comincia a fare sul serio. Iniziano le montagne vere.
Anche se Riva del Garda è a 70 m di altitudine, non proprio una quota alpina... Lo testimonia il fatto che alle 8, quando inizio a pedalare, c'è già un'afa che si taglia col coltello.
In compenso l'altitudine modesta, unita alla presenza del lago, dona al paesaggio un aspetto molto particolare: siamo al cospetto di rupi dolomitiche, ma i prati sono pieni di ulivi, oleandri e persino alcune agavi e fichi d'india.
Una prima dura salita mi porta a scoprire il piccolo borgo di Tenno, dominato da uno scenografico castello.
Poco dopo il borgo c'è l'omonimo lago, dove mi fermo brevemente a fare una foto. Qui incontro una coppia di cicloturisti modenesi in difficoltà: lui ha rotto la catena; stava sostituendo la maglia rotta con una falsa maglia, ma gli è sfuggita di mano e non riescono più a trovarla. Gli do la mia falsa maglia di riserva e lo aiuto a montarla. Mi offrono un caffè per ringraziarmi e poi ci salutiamo (loro vanno nella direzione opposta alla mia).
Una lunga e appagante discesa fino a Ponte Arche mi porta alla base della seconda salita della giornata, verso Molveno e Andalo. Mi fermo in un bar per mettere qualcosa sotto i denti e poi attacco la salita. Senza troppa fatica arrivo ad affacciarmi sul Lago di Molveno, dominato dal massiccio delle Dolomiti di Brenta. Le cime sono immerse nelle nuvole, ma il panorama è comunque assai scenografico.
Alle 12.30 arrivo ad Andalo e lì mi fermo a mangiare, dato che il carburante della colazione è ormai bello che finito!
C'è ancora il sole, ma grossi nuvoloni si stanno addensando intorno alle cime. Come da previsioni, la pioggia non tarderà più di tanto ad arrivare. Quindi, in men che non si dica, rimonto in sella e mi lancio nell'entusiasmante discesa verso la Val di Non, dove, ahimè, ritrovo l'afa.
Mi rimane l'ultima salita per arrivare a Castel Thun; seppur breve, si rivela la più dura della giornata per la pendenza. Passo per il paese di Vigo di Ton, che appare così diverso dai paesi del Trentino che siamo soliti visitare. Non c'è praticamente traccia di turismo (nessun albergo o ristorante in tutto il paese), ma si vive di agricoltura (credo prevalentemente vigneti e meleti... le proverbiali mele della Val di Non!). Penso che così dovevano apparire, fino a 60-70 anni fa, le località che ora vediamo rutilanti di luci e strapiene di locali alla moda.
Arrivo al cospetto dello splendido Castel Thun, possente maniero di origine medievale perfettamente conservato. Purtroppo non posso visitarne l'interno, poiché si entra solo con visite guidate e per oggi i posti sono esauriti.
Tra l'altro sento dei tuoni che si avvicinano: il temporale arriverà a minuti. Quindi decido che è tempo di dedicarmi alla ricerca di un alloggio per la notte.
Vicino al castello non c'è che un agriturismo, ma è chiuso. Guardo su Google Maps è vedo che c'è un B&B in un paesello poco più a valle. Ci vado, ma è tutto pieno. Ne trovo un altro a pochi chilometri di distanza. Stavolta, per non fare il viaggio a vuoto, gli telefono. Per fortuna il posto c'è. Ma nel frattempo ha cominciato a piovere forte, quindi aspetto, al riparo sotto un balcone, che l'intensità diminuisca.
See... altro che diminuire! Viene giù un nubifragio coi fiocchi, con acqua a secchiate, fulmini e grandine. Anche sotto il balcone non sto proprio all'asciutto...
Grazie al cielo (letteralmente 😉), dopo una mezz'ora la buriana passa. Non ha proprio smesso, ma mi permette di fare i pochi chilometri che mi separano dalla salvezza... e dalla doccia! 🛁
Per fortuna l'equipaggiamento ha retto e, a parte le scarpe completamente fradicie, tutto è rimasto più o meno asciutto.
I numeri della giornata sono significativi: 90 km e circa 1800 m di dislivello (Relive ne segna più di 2000, ma sono sovrastimati). Un bell'allenamento per lo Stelvio! Anche lì, infatti, dovrò fare 1800 m di salita, con la differenza che saranno tutti d'un fiato! 😅
La signora del B&B mi dice che per cenare, senza allontanarsi, non c'è che una trattoria all'incrocio con la statale della Val di Non (sempre perché questa è una zona di passaggio, non turistica). È - come recita l'insegna - una trattoria emiliana.
In sala sono occupati solo tre tavoli: ad uno è seduta una famiglia, agli altri due avventori solitari. Provo la straniante sensazione di trovarmi in un locale lungo una highway americana. Per fortuna il cibo è italiano, e anche buono. 😋
Concludo la giornata con un bel piatto di tagliatelle al capriolo, a compensare le molte energie spese oggi.