Chi più in alto sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna. (Walter Bonatti)
E finalmente è arrivato il giorno più atteso. Quello per cui ho ideato e organizzato tutto questo viaggio. Il giorno della Cima Coppi per antonomasia; del valico stradale più alto d'Italia, il secondo più alto d'Europa.
Alle 6.30 apro le tende oscuranti e guardo fuori dalla finestra: non una nuvola, in ogni direzione. Il cielo è di un azzurro intenso.
Alle 7 faccio colazione e alle 7.30 monto in sella. La prima mezz'ora, più o meno pianeggiante, da Glorenza a Prato allo Stelvio, serve per scaldare i muscoli e prepararli a ciò che li attende.
Alle 8 sono a Prato allo Stelvio, 915 m di quota. Per arrivare ai 2758 m del Passo sono 1843 m di dislivello.
La salita all'inizio è leggera. Nei pressi di Gomagoi, dove c'è il bivio per Solda, le pendenze cominciano a farsi più cattive.
La strada è piena di ciclisti. Complice la splendida giornata, arrivata dopo diversi giorni di brutto tempo, in molti hanno deciso di cimentarsi con la regina delle salite. Durante tutta l'ascesa ne incontro a decine e decine. Credo di poter dire che oggi sullo Stelvio c'erano più bici che auto.
Naturalmente, quelli in bici da corsa mi superano tutti (anche se un paio li riprendo nel finale), mentre io supero quelli in MTB e bici da trekking. In particolare uno, che all'inizio della salita mi aveva passato al doppio della velocità, sfoggiando un ritmo di pedalata alla Chris Froome, poco prima di Trafoi lo riprendo che è già spompato e con la lingua di fuori 🥵.
In una salita del genere è fondamentale saper dosare le forze e non voler strafare. Infatti io, nella parte iniziale, tengo sempre un rapporto un po' più leggero di quello che riuscirei a reggere, per non affaticare troppo i muscoli prima che siano pronti a dare il massimo (momento che, per me, arriva dopo 1h/1h15 dall'inizio dell'attività).
Il tratto più duro della salita è la parte centrale - grosso modo dai 1700 ai 2200 m - in cui devo spesso ricorrere al 30/32.
Intorno ai 2100 m la vista si apre sulla parte finale della salita, un ripido pendio tagliato diagonalmente da una serie impressionante di tornanti. La visione, anziché spaventarmi, mi esalta: non vedo l'ora di essere lì a gustarmeli uno per uno! 🤩
A 2150 c'è un bar-albergo (Franzenshöhe), dove mi fermo qualche minuto a bere un succo di frutta e mangiare una barretta. Quindi mi rimetto in marcia.
La salita lungo i tornanti è piacevole e divertente. Ogni tornante, se preso largo, concede qualche metro di pianura che permette ai muscoli di rilassarsi prima di affrontare la rampa successiva.
Inoltre il panorama si apre sempre di più sui maestosi ghiacciai affacciantisi sulla valle dalle cime dell'Ortles.
Sono le 11.28 quando raggiungo il culmine della salita. 3.30 ore da Prato allo Stelvio.
Una volta al Passo, mi ricordo di essere un escursionista, oltre che un ciclista 😉, quindi lego la bici e salgo a piedi i 100 m per arrivare al Rif. Garibaldi sulla Dreisprachenspitze (Cima delle tre lingue), così chiamata perché rappresenta il punto d'incontro tra tre regioni di lingua diversa: la Lombardia (italiano), il Sudtirolo (tedesco) e il Cantone dei Grigioni (romancio). Lì faccio una breve sosta per mangiare qualcosa, beatamente seduto al sole. Si sta bene in maglietta, nonostante i 2850 m.
Per la discesa avevo già deciso di non ripercorrere la via di salita, ma di scendere per il versante svizzero; percorso che, peraltro, mi riporterà diretto a Glorenza.
La scelta si rivela quantomai azzeccata: mi trovo infatti a percorrere una strada bellissima e totalmente priva di traffico - ad eccezione di qualche rara auto o moto e, naturalmente, di decine di ciclisti. La discesa è abbastanza tecnica (strada stretta e con moltissimi tornanti), ma proprio per questo ancora più bella e divertente. 😎
Attraverso il grazioso paese di S. Maria Val Müstair, prima di rimettere piede (anzi ruota 😛) sul suolo patrio e concludere la lunga discesa a Glorenza.
Passo all'albergo per recuperare il bagaglio e riparto subito in direzione di Merano. Non ho intenzione di arrivarci oggi, ma voglio riscendere almeno una parte della Val Venosta. Domani, infatti, per l'ultima tappa, voglio arrivare a Trento. Ancorché in discesa, è una tappa lunga; perciò, più strada faccio oggi, meno dovrò farne domani.
Mi fermo a Laces, piccolo paese a mezza valle, vicino all'imbocco della Val Martello. Inaspettatamente, devo fare tre tentativi per trovare dove dormire. Io mi ero detto: "Tanto chi ce va a Laces?". E inveces... 😜 Comunque la pensione dove trovo posto ha finanche una piccola piscina, dove mi concedo un tuffo rinfrescante, per concludere in bellezza la tappa regina del viaggio.